venerdì 22 giugno 2012

City Country Books



Per iniziare a parlare di libri, la mia vera passione da sempre, ho scelto un libro che ho appena terminato a tema countrylife.
Un mesetto fa, approfittando di una campagna di sconti 20% su tutti i libri, sono uscita dalla libreria con un bottino niente male. Avevo voglia di narrativa, e questa novità mi strizzava l'occhio dallo scaffale.

Si chiama "Dirty Life - Una storia d'amore, cibo, animali" di Kristin Kimball. L'editore è Elliot, che propone degli esordienti che spesso incontrano il mio gusto.

E' la storia di una giornalista trentenne newyorkese che, scrivendo un reportage sui produttori di alimenti biologici, si innamora sia dell'agricoltore che del progetto di avviare da zero una fattoria di cibo biologico, molla tutto e si immerge in una nuova vita, un po' improbabile e molto faticosa.

All'inizio ero sul punto di lasciar perdere, perchè parte con una classica storia americana alla Sex & The City: lei single, rampante, dedita solo ad aperitivi, feste e flirt ma insoddisfatta, lui agricoltore laureato aitante, che sceglie la terra per vocazione e rifiuta il progresso che snatura l'agricoltura.  Lei lascia tutto e lo segue perchè sente che sia la cosa, giusta, anche se razionalmente sembra a tutti una scelta folle. Ho perseverato le prime 50 pagine per scoprire che il libro, la storia vera autobiografica dell'autrice, diventa meno superficiale e molto realistico.

Distrugge ogni fantasia sulla campagna bucolica e idiliaca, per mostrare la vicenda di due persone tenaci, perseveranti, dedite a un lavoro faticosissimo, sporco, poco remunerativo, ma che alla fine dà delle soddisfazioni. Scelgono un tipo di agricoltura molto impegnativa e sostenibile: non usano pesticidi nè macchine agricole ma solo attrezzi a trazione animale (come gli Amish, da cui hanno imparato alcune tecniche), allevano razze autoctone e coltivano prodotti locali. Una vita durissima, tra gelo, caldo, malattie degli animali e dei raccolti, da cui però si impara un concetto importante: la concretezza che la terra ti dà (e a cui ti costringe ad adeguarti) e da cui la protagonista capisce presto di non poter più fare a meno.

Il sogno che sembrava irrealizzabile si avvera con enormi sacrifici, la fattoria diventa autosufficiente e remunerativa, produce ortaggi, carne e fornaggi biologici per gli "abbonati" che ogni settimana fanno la spesa a chilometri zero alla fattoria. L'autrice vive attualmente ancora lì con il marito e due bambine. E' una donna che, in modo confuso, desiderava una cambiamento radicale, qualcosa di meno effimero di ciò che senza davvero scegliere aveva vissuto fino ad allora, e finalmente sente di aver trovato una collocazione nel mondo, un posto in cui sentirsi a proprio agio e dove i valori hanno priorità diverse, dove mangia ciò che produce, riduce al minimo il superfluo e il senso di insoddisfazione.

Da leggere se si è interessati all'argomento, per sfatare alcuni luoghi comuni sulla campagna che i cittadini frustrati spesso hanno (le levatacce prma dell'alba al gelo per mungere le mucche sinceramente le eviterei volentieri...). Non è un capolavoro letterario, ma una lettura gradevole e un po' insolita, che racconta in modo sincero e diretto i lati positivi e negativi di quel tipo di vita.
Bella anche la descrizione del rapporto con gli animali, anche se li allevano per mangiarli...però in quel contesto sembra comunque che ci sia un equilibrio, un ecosistema e un rispetto per le esigenze di tutte le specie che vivono nella fattoria.

E poi è una storia che dimostra come tutto quello che nella società attuale viene bollato come antieconomico, fallimento, progetto senza un valido business plan, spostando leggermente il punto di vista può essere perfettamente remunerativo, soddisfacente, da replicare.

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