giovedì 31 maggio 2012

Tiriamo le somme


Nel corso del mese di maggio mi sono interessata, sia qui che (ovviamente) nella mia vita quotidiana, di vari argomenti accomunati dai temi della sostenibilità, di uno stile di vita eco, etico e sostenibile.
Ho cercato di viverli concretamente e non solo a livello di curiosità e di entusiasmo passeggero; provo a stendere una breve lista delle cose messe in pratica, e di quelle che non sono riuscita a fare, che diventano buoni propositi per giugno. Non somiglia lontanamente al bilancio di giustizia dei miei amici, ma è una prima riflessione, perché a parlare dei massimi sistemi teorici siamo capaci tutti…


DONE!

-         ricominciato a fare lo yogurt in casa invece di comprare i vasetti confezionati
-         comprato la verdura, e quando possibile i formaggi, dal contadino.
-         Fatto la spesa al mercato anziché al supermercato
-         scelto sabbietta biodegradabile in fibra di orzo per il gatto (che lui non ha gradito e che ho dovuto buttare perché ha fatto i suoi bisogni sulla confezione…)
-         inaugurato mini giardino aromatico sul davanzale
-         Convinto i miei genitori a mettere in un angolo del loro giardino 3 piante di zucca, sperando in un buon raccolto in autunno
-         Individuato dove riciclare vecchio pc portatile e schermo (Sermig)
-         Deciso di fare volontariato al gattile
-         Fatto gite all’aria aperta quando non pioveva e scelto turismo sostenibile (agriturismo, pic nic)
-         Comprato asciugamani di cotone organico
-         Comprato detersivi e saponi green
-         Cercato di mettere in pratica gli insegnamenti del libro di Tich Nhath Han: vedere la rabbia e tenerla sotto controllo. Sto migliorando e sono fiera di me! Quel libro ha davvero fatto nascere un seme positivo!
-         Comprato vari libri in formato e-book (risparmio carta?!)
-         Riaperto una porta ad un’amica con cui c’è stata tensione e messo da parte l’orgoglio
 

TO DO (cose da migliorare)
-         Fare meno spesa o più diluita: ogni sabato compro troppo e ogni settimana butto via verdura e frutta
-         Fare l’abbonamento dei bus e NON prendere l’auto per andare al lavoro, anche se vuol dire alzarsi un po’ prima
-         Tornare dal lavoro facendo una passeggiata ogni giorno
-         Andare a yoga anche quando il divano sembra la soluzione inevitabile
-         Evitare nuove crisi di shopping compulsivo in libreria
-         Prepararmi il pranzo come facevo una volta invece di mangiare sempre in giro
-         Essere meno oltranzista nelle mie reazioni e opinioni (questa sarà dura...)
-         Tollerare e ignorare la collega serpe che detesto e che solo a nominarla sneto arrivare l'orticaria
-         Guardarmi intorno per un nuovo lavoro invece di abbandonarmi a propositi di vendetta e rivalsa nell’attuale
-         Avere più pazienza con mia madre
-         Ottimizzare i tempi di lavoro, concentrarmi di più per avere più tempo libero
-         Non iniziare 10 libri insieme
-         Fare pane e muffins in casa
-         Fare il pesto con il basilico della mia piantina

mercoledì 30 maggio 2012

Celebrations

Perdonerete l'uso privato del mezzo pubblico. Credo che nessuno si stupirà più di tanto dal momento che  siamo in Italia... (Tranquilli, non voglio scagliarmi contro le intercettazioni e la magistratura rossa! ;-) )

Oggi è il compleanno del Cowboy, e lo voglio ringraziare per tutto ciò che rappresenta nella mia vita, per il supporto che mi dà...senza fare giri di parole troppo melensi: Auguri Cowboy!  E che tutti i tuoi progetti musicali e creativi possano darti tante soddisfazioni!
E non dite più che l'uomo gemelli è il più inaffidabile dello zodiaco, lo credevo anche io ma mi sono ricreduta con somma gioia.

Secondariamente, un mese fa scrivevo il primo post su questo blog! Un'idea improvvisa, che mi sta aiutando a riflettere con serenità su alcune cose, a mettere ordine tra i pensieri e a riscoprire il piacere di scrivere solo perchè ne ho voglia e mi rilassa. Grazie al blog ho già conosciuto persone interessanti e ho avuto i commenti e i pareri di tanti amici che hanno accolto il mio invito a passare di qui. Grazie a voi che mi leggete e che assecondate questo mio momento espressivo e creativo!

Berenice


lunedì 28 maggio 2012

Le mie madeleines: il gelato limone e fragola


Inizia ad affacciarsi un po’ di caldo “serio”; oggi, mente ero in macchina accaldata, meditavo un post sul gelato e desideravo fortemente un gelato.

Mi sono resa conto che pensando al gelato, l’archetipo che ho impresso nel cervello è un cono fragola, cioccolato e limone che mi compravano da bambina in un bar dall’arredamento molto datato del mio paesello, il bar Fiore. Quello per me è è IL gelato, per banale che fosse un cono venduto da un bar qualsiasi di paese negli anni Settanta, rimarrà inimitabile e vincerà il confronto con qualsiasi prelibatezza. Mi fa tornare in mente una marea di sensazioni piacevoli da bambina in età prescolare che riceve in regalo dal nonno 500 lire di carta per comprare il gelato, fa una passeggiata con la mamma fino al mitico bar Fiore e sceglie invariabilmente il trittico lim-frag-cioc, mentre cammina gioca a non pestare le righe delle mattonelle sul marciapiede e si sporca la maglietta con il gelato.  E tuttora, anche tra una lista di 30 gusti io tendenzialmente sceglierò un cono limone e fragola, fragola e cioccolata o tutti e tre i gusti insieme.

Allo stesso modo la migliore granita del mondo è quella che ho mangiato un agosto all’isola di  Salina, dopo aver fatto con un trekking un dislivello di 800 metri con 38° a mezzogiorno e un sole cocente. Quando l’ho assaggiata ho visto il Nirvana…volevo bloccare il tempo in quell’istante, niente avrebbe potuto rendermi più felice. Credevo fosse l’autentica granita siciliana a fare questo effetto, l’ho ricercata varie volte dai più famosi granitari siciliani e torinesi, ma poi ho capito che era l’insieme dei fattori e della fatica di quel momento ad averla resa così insuperabile. 

Non so se sia ovunque così, ma  a Torino sembra esserci una concorrenza agguerrita tra le gelaterie, tutte di altissimo livello, e spesso mi capita di parlare con gente che ti rivela con sicurezza assoluta qual è la migliore. 
Non sono mai stata così dentro alla questione, avendo il mio gelato di riferimento nel cono del bar Fiore…Posso dire però che il gelato di Grom non mi piace perché è pesantissimo (dicono che fanno il gelato come una volta, ma io non credo che una volta mettessero 18 uova per mezzo chilo di gelato…) che il fiordilatte di Miretti in Corso Matteotti è una delizia da far impallidire qualunque confronto, che un buon gelato al cioccolato o nocciola di Florio è un ottimo antidepressivo e che Marchetti fa delle granite strepitose.

Invece qualche sera fa mi sono innamorata, un incontro casuale con amore a prima vista che potrebbe competere con quei gelatini della mia infanzia. La gelateria si chiama Ottimo, e anche se potrebbe sembrare un po’ autoreferenziale e saccente perché si è data il voto da sola, è davvero ottima!
La lavagna con i gusti senza latte mi ha subito invogliata, data la mia storica intolleranza al latte vaccino…e poi quanta creatività nei gusti!
Sono uscita con un cono gigante composto da: limone e salvia, fragole con gocce di cioccolato e nientemeno che pompelmo rosa con Bacardi. I gusti senza latte sono un po’ sorbettosi ma consistenti, e per non dimenticare gli altri sapori  invitanti a cui ho dovuto rinunciare nella scelta, ho voluto fotografare la lavagna con grande orgoglio del gelataio.
Ottimo ha due negozi, in Corso Stati Uniti e in Via San Francesco d’Assisi.
E voi? avete dei gusti o dei cibi che vi rimandano immediatamente a qualche momento della vostra vita? Sarebbe bello fare un inventario, una specie di nostra Ricerca del Tempo Perduto.

giovedì 24 maggio 2012

In cucina con le sottrazioni


Non amo particolarmente i blog di cucina, a parte quelli un po’ fuori dal coro: menu vegani, etnici,  macrobiotici, a km zero. Non è per fare il Bastian Contrario, ma mi piace scoprire qualcosa di diverso. Se volessi imparare a fare il ragù classico o le lasagne chiederei a mia mamma, che fa la cuoca, o alla mamma del Cowboy, depositaria di una cucina romagnola DOC.

Negli ultimi anni il mio modo di mangiare è cambiato insieme a me, ogni anno scopro delle verdure che non conoscevo e imparo a cucinarle. Quest’anno è stata la stagione delle barbe di frate, lo scorso inverno di puntarelle, catalogne & c.

Tra i miei must in rete c’è http://www.cucinasenzasenza.com/. Ho varie intolleranze che vanno e vengono, e questo blog mi è stato d’aiuto per non rischiare di deprimermi totalmente quando il medico mi aveva eliminato in un colpo solo glutine-lievito-latticini-solanacee. E’ importante, soprattutto psicologicamente, sapere di avere delle alternative gustose, che il “senza” non voglia dire senza gusto, senza convivialità. E seguire la dieta “senza” mi ha aiutato in brevissimo tempo a eliminare la stanchezza cronica e la pancia gonfia come un palloncino.


Ora Irene, la mente del blog, approda dalla rete alla realtà con un corso di cucina vegana, che se fossi a Milano seguirei. Si chiama Verde crudo, Verde Cotto (http://www.cucinoteca.it/uploads/2012_Verde_Crudo_Verde_Cotto.pdf) : cucina vegan crudista o cotta, per stuzzicare le papille anche degli onnivori. La cosa che mi attira dell’approccio è la ricerca di una cucina naturale ma raffinata, che depura il nostro gusto dai sapori artefatti, troppo ricchi, e lo guida alla riscoperta dei gusti autentici e originari. Mi affascinano questi cuochi che giocano con le sottrazioni e senza uova, latte, lievito, panna e glutine ti tirano fuori una torta squisita!!

Inoltre è una cucina cruelty free e decisamente sostenibile, per ritornare ai Bilanci di Giustizia (non li ho abbandonati, sto leggendo il libro!).

Infine un dubbio: c’è un legame tra intolleranze (alimentari), e insofferenza caratteriale? In questo caso mi metterei l’animo in pace: la mia scorbuticità avrebbe una radice biologica. La cosa buffa è che la maschero bene, al lavoro mi considerano dolce come un cioccolatino (senza zucchero!).



martedì 22 maggio 2012

Rimedi della nonna e idee alla rinfusa


Gli sbalzi di temperatura e la pioggia degli ultimi giorni (ieri mattina 10 °!!)  hanno colpito nel segno.  Sono qui sul divano con la schiena dolorante, il collo bloccato e un inizio di mal d’orecchio. 

Sono combattiva e determinata, niente riuscirà ad impedirmi di andare al concerto di  Battiato domani sera (Piazza San Carlo a Torino, ore 21.00, per commemorare i 20 anni della strage di Capaci).  Per tutti quelli come me, che sperano “che ritorni presto l’era del cinghiale bianco”, il Maestro (anche se ho letto che non gli piace essere chiamato così, probabilmente per modestia) è un simbolo, di quel percorso di evoluzione lungo tutta la vita, di quella voglia di capire le culture diverse, le religioni, di mettersi in discussione e viaggiare dentro di noi tramite la meditazione, di affrontare le inquietudini della nostra vita.  Le sue canzoni mi arrivano sempre dritte al cuore, sembrano scritte per darmi delle risposte o per descrivere ciò che non saprei fare.
Tornando ai miei malanni, mi sento di dire che ho trovato un toccasana per i dolorucci, il classico rimedio della nonna. E’ un cuscino imbottito di noccioli di ciliegia che avevo comprato ad un mercatino, senza credere troppo nelle proprietà che venivano decantate dal venditore. Si mette nel microonde a riscaldare e poi sulla parte dolorante: emana un calore piacevole e durevole, sembra assorbire l’indolenzimento e dà una sensazione di benessere, dà l’impressione di stare vicino al tepore di un caminetto. L’ho sperimentato con successo anche per mal di stomaco e dolori mestruali. Se lo trovate in qualche fiera non fatevelo scappare!! Io credo che ne comprerò una fornitura da regalare alle mie amiche: dal Countryside con amore!

Domani devo essere in forma anche per andare alla presentazione di un libro, un lusso che non mi concedo mai.
Alle librerie Coop di piazza Castello a Torino, alle 18.00 l’antropologo Marco Aime presenta il libro “Verdi tribù del nord. La Lega vista da un antropologo”, Laterza editore. I libri di Marco Aime mi piacciono sempre, e poi io sono un’antropologa mancata: è quello che avrei voluto studiare se non avessi dovuto scegliere un percorso che mi desse la possibilità di mantenermi. Il fenomeno Lega visto da un antropologo mi incuriosisce, e credo dia molti spunti di indagine sfiziosi: riti del trasporto dell’ampolla, invenzione a tavolino di una nazione e di una mitologia, tesserati che si aggirano ai raduni con corna posticce da vichingo, prove di forza con il tiro alla fune tra i militanti lombardi e quelli piemontesi alle due sponde del Ticino, con la fune che si rompe e la gente che cade a terra…. E poi chissà quale lontana energia primordiale ha spinto tanti militanti a votare dei politici così grezzi da sembrare l’anello di congiunzione con l’Uomo di Neanderthal…

A proposito di storia, ad Asti c'è una bella mostra sugli Etruschi, perfetta sia da abbinare ad una visita alla città che ad un tour nelle bellissime colline della provincia.  “Etruschi, l’ideale eroico e il vino lucente” è a Palazzo Mazzetti, in pieno centro (http://www.etruschiadasti.it/mostra.php) e sarà aperta fino al 15 luglio. Noi che avevamo quella fantastica invenzione che è la Carta Musei di Torino avevamo l'ingresso gratuito, altrimenti il prezzo intero è 9 euro.
Ci siamo stati domenica scorsa con un gruppetto azzeccato di amici, e la pioggia a dirotto non ci ha permesso di goderci la città, ma la mostra merita: ci sono tanti approfondimenti ben spiegati sulla società, le armi, i metodi di sepoltura, la produzione del vino, con reperti di valore dai Musei Vaticani e dalle varie necropoli. Vasellame, gioielli, armi e manufatti in bronzo sono eccezionali: gli Etruschi erano dei raffinati! I degni antenati della cultura rinascimentale del Centro Italia!  

Il nostro gruppetto ha poi concluso la giornata a Cocconato, un paese del Monferrato Astigiano molto suggestivo, in cima a una cucuzzolo, che è inserito nei borghi Bandiera Arancione del Touring Club. 

Rimandando la visita ad una giornata meno novembrina, ci siamo rifugiati nella Cantina del Ponte (http://www.cantinadelponte.it/), dove ci aspettava un assaggio di antipasti misti piemontesi e la schiciola, una base di pasta (originariamente erano gli avanzi della pasta per gli agnolotti) condita in vari modi.  Anche i vegetariani non hanno avuto problemi a scegliere.  Una buona bottiglia di Pelaverga da 14,5°, e la giornata uggiosa è stata sconfitta!

venerdì 18 maggio 2012

Cosa bolle in pentola….


La  giornata di domenica a casa della CityCountryCoppia  (nel post http://countrycitytales.blogspot.it/2012/05/leterno-dilemma.html) mi ha lasciato in regalo un interessantissimo spunto di riflessione. 

Mi hanno aperto un mondo parlandoci del movimento dei Bilanci di Giustizia, di cui fanno parte. Bilanci di Giustizia raccoglie centinaia di famiglie impegnate a modificare in termini più giusti ed equi la struttura dei propri consumi quotidiani e l’utilizzo dei propri risparmi. Il metodo consiste nel tenere traccia di tutti i consumi attraverso un vero e proprio foglio di bilancio familiare mensile per riuscire a spostarli gradualmente, secondo criteri più giusti, più a misura d’uomo e di ambiente.
In sintesi si tratta di rimettere in discussione i propri bisogni, tagliare e modificare i propri consumi per far emergere delle nuove dimensioni, meno utilitaristiche. Ci sono poi dei gruppi locali in cui le famiglie hanno un’occasione costante di confronto e scambio, sia teorico che pratico. Per esempio il gruppo dei miei amici recentemente si è incontrato per autoprodurre il sapone, e ho assaggiato un buonissimo pane fatto nel forno di casa con la pasta madre.

Questo approccio alla vita mi ha sempre affascinato, ma non sapevo esistesse un movimento così strutturato. Mi fa piacere scoprire che molti dei loro principi di consumo sono già miei, e mi fa altrettanto piacere scoprire cosa potrei fare di più. Una delle cose che più amo nella vita è scoprire delle novità e degli approcci interessanti, da cui posso imparare, che mi fanno riflettere e magari modificare i miei comportamenti.
Ora, al di là dei facili entusiasmi che poi nel mio caso si spengono in fretta, non penso che mi cimenterò per ora nella compilazione del bilancio, però ho iniziato ad approfondire la conoscenza dei Bilanci di Giustizia. 

La CityCountryCoppia mi ha dato questo provvidenziale libretto, che mi sto leggendo e gustando, in attesa di far maturare un proposito di azione. Mi piace che tra gli obiettivi del movimento ci  sia quello di liberare il proprio tempo dal super lavoro, dallo stress, dalle abitudini consolidate per destinarlo alle proprie passioni, a coltivare relazioni. E' un problema che mi ha frustrato molto in questi anni di lavoro nella comunicazione con i suoi ritmi incessanti.  “Prove di felicità quotidiana” significa che da tutte queste scelte e riflessioni possiamo migliorare la nostra qualità della vita, invece di rincorrere solo la carriera e cercare la gratificazione da uno stile di vita consumistico. E poi si sa che dalle scelte individuali possono affermarsi delle tendenze al cambiamento: l’azione individuale è forse l’unico strumento che ci rimane per rendere questo povero mondo un po’ più simile a come lo vorremmo, e un po’ meno ipnotizzato dai comportamenti che ci vengono imposti dall’alto tesi a perpetuare il nostro sistema economico, politico e di consumi (che fa acqua da tutte le parti ma che va avanti).
Non mi addentro di più neI Bilanci di Giustizia perché ne ho una conoscenza troppo superficiale.
Voglio però riportare uno spunto di riflessione individuale molto immediato che ho trovato nel libro:

I DIECI PARAMETRI PER MISURARE LA QUALITA’ DELLA VITA
1.     Avere più tempo per le cose che mi stanno a cuore (famiglia, amici)
2.     Avere più tempo per curare i miei hobby e le mie passioni
3.     Vivere con meno tensioni
4.     Sentire di dare un contributo alla comunità in cui vivo
5.     Sentirmi meno isolato
6.     Sentirmi più giusto
7.     Sentirmi più libero
8.     Non sentire il bisogno di evadere  (ahimè, questo per me è fortissimo….)
9.     Gustare i beni 
10.      Provare ogni giorno un po’ di stupore

L’ultimo punto poi è stupendo…proprio ieri con il Cowboy dicevamo quanto questa cosa diventi sempre più rara. La routine, e questo periodo di crisi in cui sembra che tenersi il lavoro a testa bassa sia la cosa fondamentale, ci fanno perdere le aspettative, i sogni, lo stupore. Anche se nel nostro caso basta andare qualche ora nella natura per ritrovare lo stupore e l’armonia delle cose semplici. 

Bene, proseguo nella lettura, pronta a condividere qui ciò che mi colpisce!

lunedì 14 maggio 2012

L’eterno dilemma


…il solito, City Girl o Country Girl? 
 Ieri mi sono sentita entrambe, perfettamente divisa a metà.

Bellissima giornata in campagna  insieme ad un gruppo di amici speciali che abbiamo conosciuto ad un corso di Cammino Profondo, un’esperienza unica che presto merita un post tutto per sé.  
Il Cammino Profondo ha creato un legame di gruppo altrettanto profondo, e ieri eravamo tutti ospiti della CityCountryCoppia, che a mio parere è un esempio di equilibrio nel famoso dualismo. Abitano in una casetta molto accogliente, un ex mulino sulle sponde del Ticino, vicino all’area protetta; tanto verde, cani, gatti e persino un cavallo, Ludwig, un purosangue accolto dalla famiglia perchè non aveva la tempra per fare le corse e chi lo aveva non lo voleva più.

Due figlie adolescenti piene di interessi e di entusiasmo, che la prima volta in cui sono state in un condominio hanno chiesto alla mamma come fa la gente a vivere così appiccicata una sull’altra. La scelta di lavorare in città come pendolari per non far crescere le figlie in quel “non luogo” che è la periferia dove loro stessi erano cresciuti. La decisione sembra lasciare l’energia per tante cose: fare il pane in casa, lo yogurt, seguire i propri numerosi interessi culturali e impegni sociali, far parte di un gruppo d’acquisto, portare avanti uno stile di vita consapevole. La CityCountryCoppia è un vulcano! Chissà se abitassero in qualche grigio condominio di 9 piani con vista tangenziali, se sarebbero così vitali….

Insomma, torno a casa affascinata dall’atmosfera, dalla  passeggiata nella natura, dal pranzo nella cucina rustica con un’atmosfera molto conviviale, e penso che quello stile di vita mi piace.  
 Arrivati a Torino vedo un manifesto: il 23 maggio ci sarà un concerto gratuito di Franco Battiato, il “maestro” mio, del Cowboy e di tante altre persone, nell’ambito del Festival della Legalità.  Lo avevo visto per la prima volta a Settembre Musica e mi ero domandata quanto avrei dovuto aspettare per rivederlo, e neanche un anno dopo, eccolo qui: in piazza, per tutti. In 15 minuti di autobus da casa posso arrivare comodamente al suo concerto!!
Scusate se l’entusiasmo esagerato, ma ad un Comune che mi offre queste opportunità su un piatto d’argento pago volentieri anche l’IMU e l’aumento sulla tassa rifiuti!!! 

Se penso a quanti concerti gratuiti ho potuto assistere in un anno, mi vengono subito in mente i Subsonica al 25 aprile 2011, gli MTV Days, Settembre Musica a prezzo politico, il Jazz Festival. E poi Torino Spiritualità, il Traffic, Paratissima, la Notte Bianca.  L’obiettivo non è fare propaganda all’amministrazione di Torino, ci mancherebbe, ma è riflettere sul vantaggio di avere un’offerta culturale e di svago vasta e accessibile. Quello che amo della grande città è che mi fa sentire viva, mi offre stimoli e mi permette di scegliere con relativa facilità tra cinema, concerti, corsi di yoga, knit cafè, tai chi all’aperto, e qualunque cosa mi venga in mente. Tante possibilità a portata di mano per conoscere persone affini e iniziative interessanti.

Non che in campagna tutto questo sia precluso, semplicemente bisogna essere più motivati e disponibili a qualche sacrificio.  Sono cresciuta in un paese a 30 chilometri da Torino, nelle vicinanze c’erano 2 cinema che ovviamente davano i film più commerciali per riempire la sala, e raramente avevo voglia durante la settimana di rincorrere il film che mi interessava in città, farmi un’ora e mezza di auto tra statale, tangenziale e parcheggio per andare ad uno spettacolo se proprio non era una cosa imperdibile. Così ci accontentavamo del Cineforum del Martedì Sera, affollatissimo da tutte le persone affamate di cultura della zona. Senza contare che se non avevi la macchina eri tagliato fuori; mio padre sosteneva che non ero in grado di guidare nel traffico di Torino e rifiutava di farmi provare. Finchè il richiamo della città e il coraggio dell’inesperienza mi hanno spinta ad azzardare: all’inizio ero la più imbranata, ligia al codice della strada, aggredita a colpi di clacson, ora mi sono adeguata fin troppo bene alla guida disinvolta della città. 
Ma imparerei volentieri anche a cavalcare Ludwig.

venerdì 11 maggio 2012

Ma non doveva chiamarsi benessere?


Aggiornamenti necessari considerando l'evolversi degli eventi...
La scorsa settimana ho scritto questo post entusiastico sulle strategie di benessere individuale: http://countrycitytales.blogspot.it/2012/05/benessere-per-essere.html.

Ieri la collega che corre ogni sera perchè produce endorfine e la fa stare meglio mi confessa che il pensiero di andare a correre le provoca ansia. “Ma come???” penso io.
Corre con un personal trainer che le ha dato una tabella di marcia iniziale di 50 minuti (“Epperò...”) con la raccomandazione di alternare qualche minuto di camminata quando si sente stanca. Tempo qualche giorno e lei ha iniziato a sentirsi a disagio qualche ora prima della corsa e la sera al ritorno a casa. Prima perchè pensa che sicuramente si sentirà affaticata e dovrà fermarsi. Sarà un fallimento e il personal trainer la giudicherà una pappamolla. Dopo perchè - ovviamente qualche pausa di cammino capita sempre perchè non è ancora così allenata– pensa che non avrebbe dovuto fermarsi e si sente insoddisfatta di se stessa, pretende di più, non si sente a posto.

Caso numero 2: l'amica stakanovista che lo scorso ottobre avevo coinvolto al corso di yoga descrivendole i benefici fantastici che poteva avere contro lo stress salta lelezioni per un mesetto perchè esce sempre tardi dal lavoro. Quando le chiedo se è pronta a tornare al corso mi dice che non verrà più, perchè ha perso troppe lezioni e ha paura di essere rimasta indietro e di fare brutta figura con gli altri. Le spiego che lo yoga non è strutturato con un programma progressivo: puoi fare le stesse asana a inizio, metà o fine corso, principianti e praticanti esperti praticano insieme, ognuno vive la lezione come sa e pratica per sé, non per raggiungere degli standard di perfezione. Non siamo a karate e non diventiamo cintura nera di Saluto al Sole!
La spiegazione non la convince: ogni volta che torniamo sull'argomento mi dice “Chissà come siete diventati tutti bravi, io farei brutta figura”.

Quanto siamo severi con noi stessi, degli aguzzini inflessibili...è proprio vero che spesso siamo i nostri stessi peggiori nemici e ci poniamo dei limiti mentali che ci causano disagio.
La nostra società ci ha programmati per essere competitivi anche quando dormiamo, e non sappiamo più prenderci degli spazi di decompressione, fare le cose solo perchè ci piace, perchè ci fanno stare bene, rispettando i limiti del nostro corpo, della nostra stanchezza e del semplice “ho voglia/non ho voglia”.

Mi guardo intorno e vedo tante persone, specialmente donne, sopraffatte dal senso del dovere e dallo sforzo per essere perfette. Come uscirne? Pensando a me stessa ricordo che ho passato tutto il periodo scolastico con l'ossessione di fare il mio dovere, dare il massimo, perchè studiare era il mio lavoro. Genitori e insegnanti erano riusciti ad inculcarmi questo senso del dovere con relativo senso di colpa. Ho passato anni a studiare cose che puntualmente ho dimenticato appena chiusi i libri. Che peccato! Poi, messa la laurea nel cassetto, ho iniziato a capire che non avevo voglia di diventare lo zerbino del mondo del lavoro, di essere l'impiegata modello, quella che fa tardi in ufficio per essere sempre al top, che sacrifica il tempo libero nel miraggio dell'affermazione lavorativa. E lì ho iniziato a sentirmi me stessa.Con il portafoglio semivuoto e un lavoro precario, ma più vera.

lunedì 7 maggio 2012

Inquietudine migratoria


Se si parla di inquietudine non sono seconda a nessuno.

Oggi, leggendo distrattamente su internet un articolo che parlava di trekking, mi è saltata agli occhi una frase di Paolo Rumiz che mi  ha fatto risuonare dentro qualcosa di forte. Grazie a google sono riuscita in pochi minuti a risalire alla citazione completa, tratta dal libro “La leggenda dei monti naviganti”, il libro in cui Rumiz racconta il suo lunghissimo viaggio svolto con ogni mezzo, primo tra tutti le sue gambe, attraverso le Alpi e gli Appennini.

Eccola:  “A un tratto(…)voglio andarmene, subito e non importa dove. E’ una sindrome che conosco; gli ornitologi la chiamano “sindrome da inquietudine migratoria”. Succede quando gli uccelli sentono tutti insieme l’istinto di cambiare latitudine, e allora cominciano a far rifornimento(…)a scaldare festosamente i motori. Nei cambi di stagione capita anche alle anatre da cortile, quando hanno un improvviso attacco di claustrofobia  vogliono andarsene, contro ogni logica, sapendo di abbandonare un tetto sicuro.  Il richiamo è forte, via dalla pianura, via dai rettilinei”.

Non sapevo dell’esistenza di questa curiosa sindrome, ma mi è parsa una spiegazione plausibile a tante sensazioni che ho vissuto, e che a volte mi è parso di intuire negli altri. 

Già, perché se gli etologi hanno descritto nei volatili quell’improvviso stato di eccitazione irrequietezza che li spinge a “cambiare aria”, perché non dovrebbe esserne rimasta  una memoria primordiale anche in noi mammiferi bipedi?  E se sto dicendo un’eresia che farebbe saltare sulla sedia un evoluzionista, poco importa, il paragone e lo stato d’animo che evoca per me sono azzeccatissimi. In fatto di viaggi e di esplorazioni Rumiz è un maestro, e credo che questa sua frase sia una verità in cui si possono riconoscere tutti i viaggiatori. La frase si adatta moltissimo anche ai viaggi a piedi, ai trekking, ai cammini in cui ci sei solo tu con la forza delle tue gambe e della tua mente, ti metti in cammino perché senti che è il momento di farlo. 

Quante volte ho provato quel tumulto che mi spinge a partire, a progettare un viaggio, grande o piccolo, anche solo di una giornata in mancanza di meglio… Un improvviso desiderio di fuga verso orizzonti più ampi, verso qualcosa di meno conosciuto, che porta con sé l’entusiasmo dei preparativi, la progettazione della fuga, il gusto dell’imprevisto, degli incontri on the road. E quante volte ho sentito di essere veramente me stessa nella dimensione del viaggio, per poi spegnermi lentamente nello sforzo di adattarmi alla dimensione della quotidianità.  

La sindrome di inquietudine migratoria per me è anche la metafora dell’irrequietezza che mi spinge a fuggire dalla sicurezza per buttarmi in una nuova avventura, capace di darmi entusiasmo e adrenalina. Non mi capita mai in campo affettivo, perché sono portata da sempre a cercare un nido sereno e autentico in cui stare, tentando magari di coinvolgere l’altro nelle mie sindromi migratorie.   

Ma in campo lavorativo mi capita eccome! Con buona pace dei miei, che negli anni hanno rinunciato a predicare l’importanza di un porto sicuro. Ormai capisco quando inizio a fremere, perché quello che faccio mi sta stretto, i rapporti con i capi e con i vari interlocutori mi diventano insopportabili, e allora inizio a scaldare le ali, a preparare la rotta e via…alla prima possibilità volo via leggera e mi butto a capofitto in una nuova sfida, desiderosa di imparare. Come quelle anatre da cortile della citazione, sento la claustrofobia del tetto sicuro e desidero abbandonarlo. C’è da dire che in quest’epoca di precariato a vita il porto sicuro non l’ho mai avuto (mi prospettavano sempre e solo il miraggio…) e quindi spiccare il volo non è mai troppo difficile. 
Dedicato a tutti i precari come me.

sabato 5 maggio 2012

La quiete del sabato


Il bello del weekend è avere tempo per quelle cose che in settimana sarebbero impensabili.

Anche fare un quarto d’ora di coda al mercato per comprare la verdura dal mio banco dei contadini di fiducia (ora si dice “comprare a chilometri zero”), che ha solo ortaggi di produzione propria a prezzi onesti, a differenza di altri suoi colleghi un po’ furbetti.
Ho trovato la rucola fresca fresca…quindi stasera si mangia pesto di rucola fatto in casa! Molto semplice e dal risultato sicuro. Di solito cucino ad occhio, quindi la ricetta è meglio cercarla da qualche altra parte….

A pranzo invece  la coppia Country Girl e Cowboy è stata nel tempio della cucina veg a Torino: la Mezzaluna Bio, in piazza Emanuele Filiberto 8D, proprio di fianco a Porta Palazzo. http://www.mezzalunabio.it/

Il posto è una vera istituzione, dal 1994 fa la cucina vegana più gustosa che io abbia mai assaggiato; credo che chi si ostina ancora a pensare che la cucina vegana sia triste e scialba dovrebbe provarlo almeno una volta. E’ impostata come una gastronomia che, oltre a fare servizio take away, è anche bistrot. Oggi il tempo clemente ci ha concesso di poter  mangiare fuori, e pranzare in relax nella piazzetta aggiunge, se possibile, molti punti a questo posto, che da pochi mesi si è ingrandito e rinnovato. Oltre al banco gastronomia c’è anche un angolo bar con tutte le possibili alternative veg e salutiste a caffè e cappuccino, e un piccolo negozio di prodotti bio.  Il locale è frequentato da una varietà curiosa di gente, dai radical chic alle famiglie freak, da personaggi molto alternativi del mondo antagonista alle anziane bon ton. Non si può dire che la cucina veg non sia trasversale!

Almeno una ventina i piatti del giorno tra cui scegliere: impresa molto ardua. Alla fine la nostra preferenza è caduta su: focaccia porri e patè d’olive, hummus (sempre buonissssssimo, una garanzia),  panzerotto di verdure e tofu, sformato di quinoa e porri, riso radicchio e zafferano, scaloppine di seitan all’arancia (quanto erano buone?!?). E per finire, crostata di frutta fresca con crema pasticcera. Il sabato il menu è molto ricco, e comprende anche una varietà di pizze e focacce deliziose. Anche in settimana comunque non si esce mai delusi.
Ad una cosa però non abbiamo rinunciato: un vero caffè espresso in un normale bar!

venerdì 4 maggio 2012

Benessere per essere



L’arrivo della primavera porta con sé tutta una serie di pratiche individuali per rimettere in forma il corpo e la mente dopo il torpore invernale.
Non parlo delle strategie per la prova costume che ci tormentano sui giornali, però guardandomi intorno ho scoperto che ognuno ha le proprie tecniche e i propri rituali  per superare l’empasse del cambio di stagione e mantenersi in forma psicofisica. Cercare il ben-essere per poter essere ogni giorno al meglio delle nostre potenzialità, per godere delle ore crescenti di luce, del sole, del calore, scrollarci di dosso gli acciacchi da vita sedentaria.
Mi piace molto questa cosa, forse perché ho sempre sofferto di una debolezza cronica in primavera, specialmente la mattina, e posso facilmente toccare con mano l’efficacia delle pratiche che mi danno subito vitalità.

La ricetta della City Country Girl per iniziare bene la giornata comprende 3 cicli di Saluto al Sole ( http://www.youtube.com/watch?v=M7oFMoZY6og).
 Pratico yoga da tanti anni e ne ho trovato sempre beneficio. Lo yoga la sera aiuta a sciogliere la stanchezza e a rilassarsi, fatto la mattina invece dà una straordinaria carica di energia, e nel mio caso anche di ottimismo (sì, mi sento meno scorbutica!!). All’inizio detestavo il Saluto al Sole perché è…faticoso e un po’ impegnativo, ma ora lo apprezzo perché in due minuti scioglie la schiena, le anche, e dà energia. In più, a seconda del tempo e della voglia, aggiungo un centrifugato di carote e mele, i fermenti lattici, la tisana purificante o drenante da preparare e portarmi dietro tutto il giorno, e una passeggiata per andare al lavoro cercando di non pensare a ciò che mi aspetta ma di concentrarmi sul respiro o di ascoltare un po’ di musica.  Se non facessi questo rituale avrei per tutta la mattina l’energia di un bradipo, un malumore colossale e mi sentirei frustrata.

Il Cowboy invece è un fan di lunga data del Tai Chi, e si è dato la regola di praticare ogni giorno gli 8 esercizi preliminari per aiutare la sua schiena un po’ scricchiolante e dedicare un po’ di tempo a sé stesso. Sono gli esercizi di Pa Tuan Chin (che significa “8 pezzi di broccato”, http://www.youtube.com/watch?v=6Zn_d2D15Q4&feature=related)  che servono a mantenere il corretto funzionamento dell’organismo e sono ritenuti una ricetta di longevità.

Mr. Magoo, un simpatico e arzillo signore per cui faccio delle consulenze, dopo aver letto un libricino che casualmente gli è stato dato dal figlio è stato colto dal sacro fuoco dei Cinque Tibetani(www.youtube.com/watch?v=204uMLi_FJA). Ne decanta in continuazione i benefici  e ha iniziato a praticarli ogni mattina con una foga tale che temevo si potesse fare male alla schiena. Insieme a questo ha intrapreso un regime alimentare molto salutista e demonizza zuccheri bianchi, sale e carne rossa.

La mia collega è invece una promotrice della corsa per generare endorfine e superare “le sue tristezze”, come le chiama lei. Per il compleanno ha chiesto in regalo delle lezioni con un personal trainer con cui fa 50 minuti di corsa serale. Apprezzo ma non credo che potrei mai imitarla.

Mia mamma, la Country Mum, ha abbandonato carboidrati e dolci che la facevano sentire gonfia e, avendo il vantaggio di abitare su una collina abbastanza ripida, ogni giorno cammina un chilometro in salita e uno in discesa. Si sente un figurino, le colleghe le fanno i complimenti e questo la spinge a perseverare e a combattere la golosità.

Il Country Cat mantiene la sua solita pigrizia ma consiglia tanti piccoli spuntini nel corso della giornata, tanto riposo, una dormitina al sole, un po’ di stretching al risveglio, una bella pulizia quotidiana della pelliccia e tante coccole.

Insomma, ce n'é per tutti i gusti, l’importante è sentire cosa è meglio per noi e farlo con spirito positivo!

mercoledì 2 maggio 2012

Meteoropatia individuale e follie collettive


Una settimana consecutiva di pioggia mi ha tolto energie. Mi ha fatto diventare scorbutica, peggio di Lucy dei Peanuts, il mio idolo.

Questa mattina mi sentivo la scorbuticità scritta in faccia, avrei voluto essere un cagnaccio con un’espressione mordace per mettere in fuga con un semplice sguardo ogni potenziale scocciatore.
E tornando al lavoro dopo il ponte del 1 maggio di scocciatori in vista ce n’erano tanti….
Il povero Cowboy ha cercato di ammansirmi con sorrisi e abbracci, ma il malumore di fondo non è andato via finchè questo pomeriggio ha fatto capolino il sole, e all’improvviso mi è spuntato un desiderio di camminare, fare, parlare, persino lavorare. Ho avuto la conferma di essere una psico-meteoropatica, ovviamente lunatica.
 Il fatto è che avevo tanti piani per stare all’aria aperta in questi giorni, ma il tempaccio li ha rovinati tutti. Dopo l’intera settimana in città seduta ad un PC per tutto il giorno, il weekend è l’unico momento per andare anche solo per mezza giornata nel countryside, che mi chiama come una maga Circe e mi fa trovare affascinante qualsiasi prato, albero, borgata, cittadina, osteria.
Affilo le armi per i prossimi weekend, con tante mete in testa. Nel frattempo partecipo idealmente alla vittoria morale dei camminatori che ieri , all’Isola d’Elba, hanno trovato il Sentiero dei Rosmarini (ovviamente pubblico) bloccato dalle barricate messe su da qualche proprietario intollerante, che per non sbagliare aveva messo a guardia delle recinzioni addirittura una guardia giurata!!  E nei giorni precedenti altri camminatori erano stati minacciati con un forcone, alla faccia del diritto di passaggio…Il gruppetto non si è dato per vinto e ha chiamato in soccorso carabinieri, forestale e vigili urbani, che sono accorsi a rimuovere gli sbarramenti permettendo ai camminatori di concludere il trekking e raggiungere la spiaggia di Fonza. 


Tralascio ogni commento sul senso civico e sull’intolleranza di tanti beceri che affollano il nostro povero Paese. Partiamo agguerriti con il nostro zaino, brandiamo i nostri bastoncini telescopici  e ricordiamo che anche fare una passeggiata su un sentiero segnato sulle mappe può rivelarsi una lotta per i diritti!
Avrei voluto essere là, con tutta la mia bisbeticità di stamattina, dirne quattro alla proprietaria della villa e poi proseguire il cammino canticchiando quella canzone del Maestro, Franco Battiato, che dice  “E non è colpa mia se esistono gli stupidi, se esiste l’imbecillità…” E recuperare man mano la serenità grazie al passo lento e ritmico che svuota la mente, ai panorami mozzafiato e ad un sano spuntino da condividere con gli altri camminatori, pensando quanto siamo assurdi noi esseri umani, che scateniamo guerre e faide per le cose più banali.