giovedì 13 dicembre 2012

Handmade o industriale?


Questa immagine che ho trovato su Facebook e condiviso mi ha fatto nascere una piccola riflessione.
Ho sempre amato le cose fatte a mano, l'artigianalità, ma non ho mai pensato che potesse essere uno strumento di consumo più consapevole e di ribellione al sistema.
Invece è uno strumento individuale che abbiamo per opporci alla globalizzazione con i nostri comportamenti di acquisto. Come possiamo scegliere di comprare dal produttore a chilometri zero, così possiamo preferire oggetti realizzati manualmente o artigianalmente.
Invece di foraggiare multinazionali che magari producono all'estero pagando 4 soldi i lavoratori, possiamo sostenere persone che hanno scelto di mettersi in gioco vivendo del frutto della propria creatività e della manualità.  E poi l'originalità delle nostre scelte è sempre più limitata: centri cittadini e centri commerciali (che evito come la peste) sono ormai popolati da catene di negozi che offrono ad ogni latitudine gli stessi prodotti. Quindi scegliere un oggetto artigianale significa anche  difendere la "bio-diversità" della fantasia individuale e opporsi ai modelli culturali ed estetici che ci vengono imposti.

Questo Natale, a parte ridurre i regali di circostanza e i pensierini acchiappapolvere, ho deciso che regalerò il più possibile o cose fatte da me (che si riducono a marmellate e accessori lavorati a maglia) o da artigiani.
Il mio guardaroba si è appena arricchito di due pantaloni su misura realizzati con delle bellissime stoffe in lana fine serie ricevute in omaggio da una tessitura per cui lavoro. La bravissima Emma (questo è il suo blog sul knitting, di cui è la mia guru, ma è anche una stilista: emmafassioknitting.blogspot.it) mi ha realizzato due esemplari di un modello creato da lei di un pantalone ampio, con una bella vestibilità, ad un costo molto più abbordabile di un qualsiasi pantalone Benetton, Stefanel o simili.

Ho appena ricevuto il mio acquisto su Etsy.com una borsa portalavoro e un kit per i ferri circolari cuciti a mano con tessuti vintage. Sono stupendi!!!

Un amico del Cowboy realizza dei simpaticissimi strumenti musicali (chitarre e simili) con vecchie scatole di latta che trova nei mercatini. Ora si è anche formato un gruppo di musicisti che suonano on the road con i suoi strumenti, e radunano sempre capannelli di gente!
Tra le mie conoscenze c'è un'amica che fa delle perle di vetro stupende, degne di un lavoratorio di Murano, un'altra che fa dei complementi di arredo tessili molto raffinati http://elenapiccinin.blogspot.it/ e una che realizza una linea di abbigliamento e accesori street con materiali di recupero.

C'è fermento, la gente ha voglia di esprimersi, o ha la necessità pratica di inventarsi un lavoro autogestito e usa il suo talento.

 E poi che bella la sensazione sapere di  che tutti questi oggetti hanno richiesto tempo, progettualità, originalità.


 



mercoledì 28 novembre 2012

Knit-soddisfazioni

Eccomi! Mi spiace trascurare il blog come ho fatto nelle ultime due settimane. E' un periodo stressante, tante scadenze, pressioni, o forse è tutto come al solito e io sono un po' più stanca. A fine dicembre lascerò il lavoro del mattino e il traguardo sembra non arrivare mai....
Non mi faccio però mancare mai le mie medicine quotidiane: lettura e di lavoro a maglia, almeno un po' ogni sera, accoccolata sul divano insieme a gatto Camillo.

Scialletto 22,5 degrees, modello by Martina Behm su www.ravelry.com
















Sono particolarmente fiera dei miei primi risultati come knitter! Questa volta sto facendo sul serio: seguo gli schemi, disfo se sbaglio e non sono indulgente con gli errori che poi compromettono il risultato finale, ricomincio con più attenzione, guardo i tutorial su YouTube per imparare delle tecniche nuove, non mi faccio più spaventare dagli schemi più complicati di una sciarpa, frequento i knit cafè e passo del tempo con tante sferruzzatrici simpatiche. E compro tante, troppe lane!


Scialle Novella by Emma Fassio su Ravelry.com


























Spero che possiate sorridere della mia vanità guardando le foto dei progetti che ho realizzato in questi due mesi: è la vanità del principiante che vede i primi risultati incoraggianti, la soddisfazione di una ragazza che in famiglia hanno sempre chiamato "maldestra"e che finalmente può indossare uno scialletto fatto da lei e che riscuote i complimenti delle amiche.


Sul significato terapeutico del lavoro a maglia non starò a dilungarmi perchè ne hanno già scritto tante persone più preparate di me e più addentro nella tecnica.

The Triangle Cowl
Credo che non si esageri a definirlo una tecnica di meditazione, perchè mi rendo conto ogni giorno che in certi momenti è proprio necessario tenere ferri e fili in mano e lasciarsi portare dal ritmo del lavoro: un punto dopo l'altro con un ritmo regolare (altrimenti il lavoro viene uno schifo),  non farsi prendere la mano dalla fretta ma adeguarsi a un metodo, contare e tenere sotto controllo il lavoro, abbandonare frenesia  e improvvisazione perchè l'unico ritmo possibile è "un punto dopo l'altro". Con pazienza, il progetto prende forma, ma non si possono forzare i tempi. Questo atteggiamento obbliga a svuotare un po' la mente e a scrollarsi di dosso lo stress, l'impazienza, l'insofferenza.
Cito queste sensazioni perchè fanno parte del mio carattere, ma ho sentito di tante persone che riescono a tenere a bada l'ansia, la tristezza, i pensieri che corrono. E' come se ognuno riuscisse a domare con un filo di lana la parte meno domestica e meno pacificata della propria mente.

Recentemente ho letto il post di Vannalisa, nel suo blog dedicato alla creatività, che fa una bellissima riflessione sulle similitudini tra la maglia e la vita:
http://handmadecoulture.wordpress.com/2012/10/29/la-vita-e-la-maglia-intrecciando-fili-e-memoria/

Ecco il brano che mi sembra descrivere alla perfezione il significato del lavoro ai ferri:


"A volte, capita di perdere un punto e non accorgersene. Capita anche nella vita: sbagli, non lo capisci e prosegui dritta per la tua strada. Ma dopo qualcuno (o qualcosa) te lo mette sotto gli occhi, quell’errore lì, e tu pensi: e ora? E ora puoi provare a rimediare, disfacendo e ricominciando, oppure lasciarlo lì dov’è (sperando che non dia troppo nell’occhio) e continuare con il buon proposito di starci più attenta, d’ora in poi". (...) Il filo scorre, come la tua vita. E incroci i ferri così come incroci le dita. A volte tutto scivola senza intoppi, altre devi fermarti a sbrogliare qualche piccolo (o grande) groviglio ma  si procede sempre, una maglia dopo l’altra, un passo dopo l’altro. A lavoro finito, osservi e scopri bellezza e imperfezioni. E arriva la consapevolezza: quel che vedi è opera tua, si tratti di maglia o della tua vita".


martedì 13 novembre 2012

Contadini si nasce o si diventa?



La zucca che vedete qui sopra è il frutto del raccolto 2012 che la Country Girl e i suoi genitori hanno ottenuto.

L'unica, tanto carina (sembra la zucca di Cenerentola!) ma un po' deludente a livello di soddisfazioni agricole.

Dal momento che abito in città, la scorsa primavera ho insistito che i miei mi mettessero a disposizione il loro giardino per coltivare qualche zucca, una delle mie verdure preferite. Con un po' di resistenze li ho convinti, abbiamo messo a dimora tre piantine che hanno iniziato a crescere in lunghezza e a invadere tutto il giardino.
Due poi sono morte (anche se ho il sospetto che, ai primi segni di cattiva salute, mia madre le abbia sradicate per restituire il giardino ai fiori). La terza, una zucca piacentina, ha prodotto per tutta l'estate piccoli frutti che appena crescevano un po' diventavano nere.

L'esemplare in foto è l'unico giunto a maturazione...ho proposto ai miei di mangiarla tutti insieme al forno per festeggiare il raccolto.
Ora, ammetto che nessuno di noi si è documentato sul tipo di terreno e di nutrimento necessario ad una zucca, le abbiamo semplicemente piantate pensando che un po' di acqua e di concime fossero sufficienti. Abbiamo completamente ignorato che ci volesse una qualche competenza, e la natura ci ha fatto sbattere il naso contro la nostra superficialità!

Ah, questi coltivatori improvvisati di città! Contadini si nasce o si diventa? Certamente non ci si improvvisa.

giovedì 8 novembre 2012

Martha My Dear, a love song

Da grande amante degli animali quale sono, oggi vi voglio parlare di una canzone d'amore un po' particolare, quella dedicata da uno dei musicisti più famosi del mondo, Paul McCartney, a Martha, il suo cane.


Martha My Dear, così si intitola la canzone, è stata pubblicata nel 1968 nel White Album dei Beatles. E' una delle mie canzoni preferite del gruppo, un motivo che ricorda le atmosfere da music hall accompagnato dal pianoforte, ma probabilmente se il Cowboy non mi avesse raccontato i retroscena della canzone e la vera destinataria dei versi d'amore, il brano non mi avrebbe colpito così tanto.

Per molto tempo si è pensato che fosse una canzone dedicata da Paul a Jane Asher, sua fidanzata dell'epoca. E' stato Paul stesso a svelare che la Martha in questione non era una donna ma il suo cane, un simpaticissimo esemplare di Old English Sheepdog che lo accompagnava dal 1965.
In effetti la presenza di Martha accanto a Paul è documentata da moltissime fotografie appartenenti sia alla sua vita privata, con la moglie Linda e le figlie bambine, che alle immagini ufficiali dei Beatles.

Martha è una presenza un po' ingombrante e goffa ma tenerissima di tantissime fotografie, un enorme batuffolo di pelo che sembra volerti saltare addosso da un momento all'altro per leccarti la faccia e riempirti di coccole.  Chissà però che non provasse anche lei profonda antipatia per Yoko Ono e non avesse cercato di azzannarle un polpaccio...gli animali hanno un sesto senso.













"Martha my love,
don't forget me,
Martha my dear"


Ma ha anche di versi più giocosi, chiamandola "Silly Girl" e dichiarando che lei gli è sempre stata di ispirazione.

Ecco il link alla canzone:

http://youtu.be/sA7J7TgVbGA

Mi piace questo omaggio sincero al suo cane di un uomo al culmine della fama, che stava vivendo un successo strepitoso, quasi ingestibile. Per Martha lui era semplicemente Paul, il suo amico umano, e non un Beatle, e probabilmente proprio questo motivo era per Paul un affetto particolarmente puro e speciale.

 Bravo Paul! (che, non dimentichiamo, è del segno dei Gemelli!).


domenica 4 novembre 2012

Autunno nel Monferrato

Solo qualche giorno fa avevo dichiarato in un post il mio amore per l'autunno.
Anche l'autunno in città ha il suo fascino, con i viali ingombri di foglie cadute dai platani e i frutti degli ippocastani che, cadendo, rischiano di fare dei bei bozzoli sulle auto parcheggiate!

Il vero autunno però si può gustare solo in aperta campagna e ieri, approfittando della giornata serena, siamo partiti alla volta del Monferrato, una delle nostre zone preferite del Piemonte. Per l'esattezza la zona intorno a Casale, la Valle Ghenza, Basso Monferrato; dolci colline, paesi curati e invitanti, ottima cucina.

La foschia che non si è mai sollevata completamente dava fascino e malinconia al paesaggio, mentre qualche trifulau perlustrava con i suoi cani i boschetti lungo la strada alla ricerca dei tartufi bianchi.

Le ore rimaste dopo un pranzo luculliano di cucina monferrina non erano molte, quindi ci siamo diretti a colpo sicuro in due borghi molto suggestivi, fermandoci a fare fotografie nelle vigne strada facendo.


Casa a Cella Monte
Il primo è Cella Monte, un paese dall'aria aristocratica, con molti palazzi nobiliari e le caratteristiche case in pietra da cantoni, materiale edilizio tipico del Monferrato Casalese che, tagliato a grandi blocchi, caratterizza le facciate delle case. Intorno vigne e paesini arroccati in cima alle colline a perdita d'occhio.

Il secondo è Olivola, nella "top five" dei luoghi in cui mi trasferirei subito per essere un'autentica Country Girl. E' formato da poco più di un pugno di case dai riflessi rosati, in pietra cantonale e mattoni, ed è famoso per il festival jazz. A un'estremità del paese c'è la chiesetta romanica di San Pietro, che dà su un paesaggio di colline davvero rilassante. Ieri il paese era deserto, ma per me non perde il suo fascino.
Due abitanti di Olivola

 San Michele a Moleto
Imperdibile, a pochi chilometri da Olivola, la chiesetta romanica di San Michele a Moleto, disposta su un'altura in posizione isolata a guardare le colline monferrine; il luogo trasmette un'energia unica e consiglio a tutti una sosta per riprendere il contatto profondo con la propria dimensione spirituale.

Alle 16.30 saliva la nebbia e rapidamente si è fatto buio mentre tornavamo in città tra un saliscendi di colline. Le colline silenziose e in penombra mi danno una strana sensazione di malinconia e quiete domestica.

Le foto sono opera del Cowboy, grazie!




martedì 30 ottobre 2012

La musica del Cowboy


Per rimanere in tema creatività, è da un po' che volevo presentarvi, con un misto di orgoglio e imbarazzo per paura di sembrare troppo partigiana, i progetti musicali del Cowboy.
Per lui la creatività si manifesta da sempre con la musica; suona fin da bambino tastiere e chitarre, ha fatto parte di vari gruppi e da qualche anno si è convertito al basso e fa il bassista in un gruppo.

Per qualche anno per lui la musica è diventata anche una professione; ha aperto uno studio di registrazione, faceva il fonico e il produttore artistico. All'epoca non lo conoscevo ancora ma da quanto mi racconta lo immagino felice e realizzato. Poi le difficoltà economiche di gestire un progetto indipendente lo hanno costretto a tornare alla sua professione originaria: il consulente informatico.

Potete immaginare come il suo lato creativo sia stato frustrato da questa decisione, e allora la musica è diventata una necessità vitale di manifestare la sua personalità, il suo lato artistico.
Su questo argomento ci capiamo molto bene: siamo entrambi dei Gemelli creativi e un po' sregolati, e mettere da parte la nostra personalità per dedicare tutte le energie al lavoro ripetitivo a volte diventa davvero sfrustrante. Attenzione, non vogliamo assolutamente fare le vittime perchè sappiamo che i problemi della vita reale sono ben altri, e un lavoro si deve sempre apprezzare, però a volte quando non ti senti nei tuoi panni un po' di insoddisfazione c'è.

Da parte mia cerco sempre di incoraggiarlo a dedicare tempo alla sua musica, sia con il suo gruppo sia per i suoi progetti personali, e oggi gli ho chiesto il permesso di presentare un progetto che ha realizzato nei giorni scorsi.
Si tratta del remix di un brano jazz di un artista contemporaneo, con cui partecipa ad un contest internazionale.
A me il brano piace molto, mi mette serenità,è un bell'accompagnamento musicale.

Se volete ascoltarlo questo è il link:
 http://www.indabamusic.com/opportunities/lee-ritenour-the-village-remix-contest/submissions/140565

e se volete votarlo (grazie! ;-)) potete farlo qui:
http://www.indabamusic.com/opportunities/lee-ritenour-the-village-remix-contest/submissions/140565?awesm=awe.sm_d7xpX

Infine, questo è il suo sito per la sua attività di produttore audio indipendente, che per ora svolge nel tempo libero, domani chissà...

http://www.nowhereman.it/

E se la sua carriera decollerà e diventerà famoso, spero che non si monti la testa e non si faccia plagiare da una Yoko Ono, come il suo amato John Lennon.



lunedì 29 ottobre 2012

Autunno


Un piccolo omaggio alla mia stagione preferita ringraziando per l'immagine
Vannalisa di http://handmadecoulture.wordpress.com/2012/09/26/free-desktop-wallpaper-autunno-i-love-you/ (l'immagine è anche disponibile gratuitamente come wallpaper per il desktop).
 Settembre e ottobre sono da sempre i mesi che preferisco, sia per la luce che per i colori e per l'energia che mi trasmettono.
Buona giornata!

sabato 27 ottobre 2012

La follia della città


Ieri sera, mentre uscivo esausta da una giornata di lavoro al Salone del Gusto di Torino, sono stata quasi investita da un'auto sulle strisce pedonali. Non esagero: anche se le auto procedevano a passo d'uomo e la zona era illuminata, ha inchiodato sull'asfalto bagnato e mi ha sfiorato il giaccone; ho realizzato in un istante che se mi avesse urtata sarei caduta e un'altra auto mi avrebbe dato il benservito definitivo. C'era il solito ingorgo dell'ora di punta, peggiorato dalla pioggia e dal fatto che fossimo davanti alla Fiera. Spaventatissima ho iniziato a gridare improperi alla ragazza dell'auto, che si è fermata per scusarsi dicendo che non mi aveva vista (ammetto che mi ha anche fatto pena, se non fossi stata troppo agitata in quel momento) mentre le macchine dietro suonavano il clacson, perchè niente e nessuno ha diritto di rallentare la loro processione del traffico.

Subito dopo ho provato tanta amarezza, perchè ho sentito tutta insieme l'energia negativa della città, quella più folle, isterica, malata. Tutti corrono, incollati al sedile delle auto, snervati dal traffico, dalla giornata frenetica; ci sopportiamo a malapena, siamo egoisti, sfrustrati, maleducati, non rispettosi degli altri. Come si suol dire, compriamo le auto per poter andare al lavoro e andiamo al lavoro per pagare le rate dell'auto, e mentre siamo in auto per andare al lavoro ci ritroviamo tutti insieme imbottigliati negli ingorghi e diamo il peggio di noi stessi.

A parte il consiglio di buon senso di non attraversare MAI sulle strisce se non sono regolate da un semaforo, perchè sui rettilinei dei corsi torinesi la gente sfreccia a tutta velocità appena ha qualche metro libero, ho realizzato che detesto far parte di questo meccanismo. Un'improvvisa nausea per le corse che ci tocca fare, per l'ingranaggio consumistico e di paura della crisi in cui siamo inseriti. Dobbiamo avere la forza di vederlo,  perchè non è un ritmo di vita naturale ma è un sistema  malato che questa società ha creato.
"Fermate il mondo, voglio scendere!", mentre ero ormai in salvo sulla metropolitana (come una scena di "Sliding Doors") mi è tornata in mente questa frase dai tempi dell'adolescenza, dimenticata in qualche meandro della memoria,

Arrivata a casa stanca, agitata e con tutti questi pensieri che mi frullavano disordinatamente in testa, ho chiuso la porta pensando che ho voglia di lasciarmi la città pazza fuori e staccare il cervello, restando solo in compagnia del Cowboy, del mio gatto Camillo, dei miei gomitoli, dei miei libri e delle amicizie vere, che si contano sulle dita di una mano ma che pquesto sono ancora importanti. E naturalmente di voi che mi fate l'onore di venirmi a leggere.


lunedì 22 ottobre 2012

2012, l'anno del "fare"

Eccomi tornata! Due settimane di silenzio, povero il mio blog!
La bronchite prima e la necessità di rimettermi in pari con il lavoro poi, insieme alle energie da bradipo malato che gli antibiotici mi hanno lasciato in eredità, mi hanno tenuta lontana.




Nelle lunghe giornate chiusa in casa ho riscoperto un piacere che avevo lasciato un po' nel dimenticatoio: lavorare a maglia. Ho imparato, maluccio, da bambina, guardando con ammirazione la mia nonna materna e facendomi insegnare le basi. Quante ore passate a fare strisce a diritto piene di buchi e maglie perse...
A 16 anni ho fatto un bel maglione, poi ho abbandonato per aprire una breve parentesi dedicata al punto croce, per poi riprendere in modo scostante negli ultimi 5 anni, quando ho iniziato a partecipare a numerosi knit cafè, dove ho conosciuto delle knitters bravissime e creative e ho stretto delle belle amicizie.
Però ero sempre dubbiosa delle mie capacità, mi scoraggiavo alla prima difficoltà; era come se avessi un blocco nel fare, diffidassi delle mie capacità pratiche, che a dire il vero sono sempre state un po' scarse.


Da bambina in famiglia mi chiamavano "maldestra" e ho sempre pensato che non sarei mai stata capace di fare bene qualcosa di manuale. A casa mi hanno sempre detto "per fortuna che sei brava a scuola, che sai scrivere, altrimenti povera te...".
Non voglio fare vittimismo perchè i traumi infantili sono ben altri, però questa cosa ha condizionato la mia percezione di me.

Fino al 2012: quest'anno è successo qualcosa, una molla che mi sta spingendo a cimentarmi in nuove discipline manuali con desiderio di imparare e di riuscire, e che mi dà quiete e soddisfazione!
Sicuramente questo processo è cresciuto insieme all'inizio del mio cammino verso la decrescita, verso uno stile di vita più legato ai ritmi naturali. Di pari passo sono tramontate le mie ambizioni di realizzazione attraverso il lavoro: posso dire che continuo a lavorare nella comunicazione perchè al momento non so fare altro e posso mettere a frutto l'esperienza che 10 anni di pratica mi hanno dato.

Ho iniziato interessandomi al camminare lento, ai Gruppi di acquisto Solidale, all'alimentazione a chilometri zero. Da qui il desiderio di avvicinarmi all'autoproduzione di qualcosa: la passione per le marmellate, che a quanto pare piacciono a chi le assaggia e mi hanno gratificato, e ora indumenti e accessori lavorati a maglia. Mi sono messa d'impegno per non limitarmi a fare le solite sciarpe basiche, e sto scoprendo che anche una maldestra come me sa mettere cura e delicatezza se si appassiona a qualcosa, e può avere dei risultati incoraggianti. Il confronto con le amiche knitters torinesi e con quelle virtuali sui blog e su www.ravelry.com (il social network dedicato a maglia uncinetto, un'invenzione favolosa!!!) mi suggerisce tante idee creative, ed è fondamentale. Credo che coltivare la propria creatività è un'attività che non dovremmo mai trascurare per il nostro benessere.

Un paio di mesi fa ragionavo sul mio futuro e ho deciso di lasciare il mio lavoro del mattino, quello che non sopporto più per via del capo con un solo neurone. Ho pensato che in caso di bisogno ognuno dovrebbe saper fare qualcosa di pratico, tipo aiutare in un bar, fare l'aiutante di livello zero in cucina, far crescere una piantina di basilico, preparare un ragù o minestrone non pre-surgelato, accudire una gallina. Cose che avevo forti dubbi di saper fare... e attività che la mia generazione, cresciuta nell'illusione che studiare avrebbe cambiato la nostra vita e ci avrebbe realizzate, spesso non sa più fare. Per esempio, ho un'amica che mangia le minestre liofilizzate delle buste Knorr...a tutto c'è un limite!


Così ho deciso di iscrivermi ad un corso di cucina, che insegna le basi e permette di aiutare in una cucina professionale. Non che io pensi di diventare uno chef, ma ho voglia di imparare, di misurarmi in qualcosa di nuovo, di non sentirmi più impedita in ciò che è manuale. E poi chissà, il mio futuro potrebbe essere in un lavoro completamente diverso da ciò che faccio ora; credo nei cambiamenti radicali.

La mia famiglia mi osserva incredula: madre e zia che nel Sessantotto hanno buttato all'aria tutta la tradizione e hanno deriso mia nonna che lavorava a maglia e faceva la conserva, scoprono che io, la generazione che ai loro occhi avrebbe portato a compimento l'emancipazione femminile, in realtà si realizza come donna di casa.

Avere la fortuna di scegliere è un valore inestimabile che non dovremmo sottovalutare; abbiamo la possibilità di non sentire la  vita come una costrizione.





lunedì 8 ottobre 2012

Quando c'è la salute...


 è proprio il caso di dirlo, non la si apprezza mai abbastanza.

Nel giro di un paio di giorni sono piombata da un lieve raffreddore in un forte raffreddore, e in poche ore, nella bronchite più balorda che io ricordi. Tosse cavernosa da fumatore incallito ( io ho sempre odiato il fumo), di notte non dormo disturbata dal rantolo del mio respiro, fiato corto che mi impedisce di stare alzata. Costretta a letto tra le cure del Cowboy e la presenza coccolosa di Camillo, ho avuto tempo per riflettere se il litigio furioso con il mio capo (che per fortuna a fine anno diventerà un ex capo) c'entri qualcosa con questo sfogo così violento.
Ieri il Cowboy mi ha fatto leggere qualcosa di Hamer (cercate metamedicina su google) e di Claudia Rainville, e devo dire che questo discorso del sintomo come messaggio di qualcosa di globale che il nostro corpo vuole comunicare mi piace, lo sento vero.

Da sempre soffro di sinusiti e riniti allergiche, e gli unici risultati concreti che ho ottenuto derivano dalle cure omeopatiche. Due volte l'anno vado dal mio omeopata, che io chiamo "Il detective dei casi impossibili", e per un'ora e mezza mi visita, mi fa le domande più strampalate e valuta tutte le possibili correlazioni tra i sintomi anche minimi, e ne esco con la terapia che mi aiuterà a respirare bene, soddisfatta per essere stata ascoltata e fiduciosa dei risultati che avrò. Sarà solo effetto placebo? se anche fosse cosa importa, se la mia qualità della vita migliora.

Questa volta però per fermare la bronchite galoppante mi hanno detto che ci volevano gli antibiotici e visto che stavo malissimo ed era sabato, ho ceduto alle promesse dei risultati rapidi delle terapie allopatiche.

Nel frattempo mi sto dedicando ad un hobby che ho riscoperto da poco, lavorare a maglia!
Ma di questo parlerò nella prossima puntata.


mercoledì 3 ottobre 2012

La saggeza dei Peanuts

I Peanuts sono sempre attualissimi , e in 4 vignette sanno riassumere grandi verità.


Ecco tre strisce in cui mi riconosco al 100%. Non servono molte altre parole, o meglio, oggi sono stanca e non ho tante parole, lascio spazio ai miei piccoli amici saggi.




lunedì 1 ottobre 2012

Una sorpresa gradita!



Ho iniziato questo blog essenzialmente per esprimermi con spontaneità, e poi per condividere le cose che mi stanno a cuore, ovviamente sperando che possano essere interessanti e qualche volta utili per qualcuno.

La scorsa settimana ho ricevuto una sorpresa graditissima, un bel riconoscimento al mio blog giovincello e un po' sconclusionato (perchè salta di palo in frasca come la sua padrona).

Sono stata nominata dalla Bibi di http://correndomiincontro.blogspot.it/ tra i suoi 5 "Blog 100% affidabili".
Il premio del blog affidabile è una simpatica iniziativa di cui potete leggere il regolamento qui:
http://www.gliaffidabili.it/a/altro/il-premio-il-blog-affidabile 
per aiutare a far conoscere dal basso il lavoro dei molti blogger italiani che aggiornano con passione, dedizione e costanza il loro diario online, ma che non sempre sono noti al grande pubblico.

Un blog 100% affidabile rispetta queste regole:
1) E' aggiornato regolarmente
2) Mostra la passione autentica del blogger per l'argomento di cui scrive
3) Favorisce la condivisione e la partecipazione attiva dei lettori
4) Offre contenuti ed informazioni utili e originali
5) Non é infarcito di troppa pubblicità

Mi ha fatto immensamente piacere ricevere il riconoscimento, prima di tutto perchè mi arriva da Barbara/Bibi, una delle blogger che seguo da tanto tempo (il suo blog è sulla mia barra dei preferiti da mesi), una persona sensibile, attenta, amante degli animali, della spiritualità e della cucina vegana.
Una persona che stimo!  E poi mi ha fatto bene scoprire che le cose che scrivo interessano a qualcuno che non siano le mie amiche e il mio fidanzato, che mi leggono per affetto!!

Ora è il mio turno di consegnare virtualmente il premio ai miei 5 blog affidabili, senza dimenticare il solenne giuramento:
"Dichiaro che i blog seguenti da me scelti rispettano le 5 regole del Premio "Il Blog Affidabile"  disponibili a questa pagina http://www.gliaffidabili.it/a/altro/il-premio-il-blog-affidabile . Sono pertanto una risorsa utile per gli utenti della Rete e meritevoli di essere conosciuti da un pubblico più ampio".

Ed ecco chi scelgo:

1)  http://latopinadellavalleargentina.wordpress.com/   un blog particolarissimo, magico, che mi fa desiderare un rapporto più stretto con la natura, facendomi guidare dai racconti incantati e dalle foto della Topina.

2) http://lacucinadellacapra.wordpress.com/ (sottotitolo "Per chi pensa che le capre mangino soltanto erba"). La capra è una maestra della cucina veg creativa, sostenibile e appetitosa. Leggere il suo blog e seguire le sue avventure mi fanno sempre venire voglia di cimentarmi in una nuova ricetta!

3) http://ilcalderonedimarinella.blogspot.it/  un blog sempre aggiornatissimo e ricco di spunti sulla cucina, autoproduzione, cure naturali, cosmetici fai da te. Marinella è un vero vulcano di idee!

4)http://cucinaprecaria.it/  Il blog di Anna, langarola, che mi piace perchè è precario, curioso e sperimentatore come me. Un blog di cucina molto fresco e vero.

5)  http://www.libramos.it/  Il blog di Alice, un'amica che sa trasmettere la sua passione per la lettura con delle recensioni che mi lasciano sempre senza parole, e con il desiderio di iniziare subito il libro.






mercoledì 19 settembre 2012

Eco-bucato


 In uno dei mercatini delle erbe che non manco mai di frequentare, qualche mese fa ho trovato la soluzione eco-logica ed eco-nomica al detersivo per lavatrice. Il classico "uovo di Colombo", l'idea più tradizionale e ovvia, ma di questi tempi quasi innovativa.


Scaglie di sapone di marsiglia aromatizzate agli oli essenziali di lavanda, arancio, limone o rosa.
Se ne sciolgono 70 grammi in 2 litri di acqua calda, si passa il minipimer e in pochi minuti la soluzione si trasforma in una crema densa e profumata. La prova bucato (100 ml circa per un pieno carico) è molto positiva: lascia i panni puliti e gradevolmente profumati. E anche la coscienza è un po' più pulita rispetto alla sostenibilità delle nostre scelte domestiche.
Considerando che 500 grammi di scaglie costano 5 euro, con questa cifra si ottengono 14 litri di detersivo, per 140 lavatrici...
L'azienda produttrice del mio detersivo è http://www.viellebenessere.com/ ma credo che in commercio si trovino prodotti analoghi.



lunedì 17 settembre 2012

Il nostro gruppo di acquisto diventa reale

Comunicazione di servizio!

Avevo parlato in luglio del progetto del nuovo gruppo di acquisto solidale a cui intendiamo aderire:
 http://countrycitytales.blogspot.it/2012/07/operazione-gas.html

Per tutti gli amici torinesi interessati, giovedì prossimo 20 settembre ci sarà l'incontro di presentazione, dove si potranno incontrare i produttori e assaggiare i loro prodotti.

Qui trovate tutti i dettagli dell'incontro, che si svolge in occasione della festa del primo compleanno dell'Associazione Propolis:


http://www.fattoriapropolis.it/wp/compleanno_propolis_torino_piemonte/

Io sono molto entusiasta dell'iniziativa!


lunedì 10 settembre 2012

Le marmellate della City Country Girl: pomodori verdi

Sabato scorso al mercato ho saccheggiato tutti i pomodori verdi dai banchi dei contadini finchè uno con aria sapiente mi ha detto: "Io ho capito cosa deve fare lei, non c'è bisogno che me lo dica".


Volevo cimentarmi nella marmellata di pomodori verdi, una creatura quasi mitologica di cui avevo sempre letto nei ricettari ma che non avevo mai assaggiato.

Il risultato è stato ottimo: la marmellata ha un gusto dolce, quasi di fragola, con un retrogusto leggermente agro.  Si adatta benissimo sia per la prima colazione, spalmata sulle fette biscottate, che in accompagnamento ai formaggi caprini oppure come protagonista della crostata di confettura di pomodori verdi, un'altra creatura mitologica dei ricettari che però non ho ancora provato.
E' anche una marmellata sostenibile a chilometri zero: si utilizzano infatti i pomodori che a fine stagione non sono riusciti ad arrivare a maturazione sulla pianta; le bancarelle dei contadini ne sono piene, alcuni mi hanno anche detto che, se li avviso, il giorno successivo me ne porteranno a chili che non riescono a vendere.



Ingredienti:
1,5 kg di pomodori verdi, tipo cuori di bue
500 gr di zucchero di canna
il succo di 3 limoni
la scorza gialla di un limone non trattato
qualche goccia di aceto balsamico (oppure scorzette di zenzero candito)

Preparazione
Tagliare i pomodori a pezzetti, eliminando i semi, e metterli a macerare per 24 ore in un contenitore con lo zucchero e il succo filtrato dei limoni.
Aggiungere la scorza grattuggiata dei limoni e mettere a cuocere a fuoco lento per circa mezzora, girando continuamente con un cucchiaio di legno. Spegnere il fuoco e passare il minipimer nel composto per qualche secondo (io non ho eliminato del tutto i pezzetti di pomodoro perchè mi piace la consistenza "casalinga" della marmellata).  Aggiungere l'aceto balsamico o le scorzette candite di zenzero (ho provato entrambe le varianti e non saprei quale scegliere...) e continuare la cottura a fuoco lento fino a quando si raggiunge la giusta consistenza. Attenzione a non farla solidificare troppo!! Nel mio primo tentativo la marmellata raffreddandosi ha assunto una consistenza caramellata, gelatinosa. Ottima ma poco pratica da spalmare!
Nel frattempo lavare i vasetti, sterilizzarli in forno per 10 minuti a 200°, invasettare la marmellata ancora bollente, chiudere i i contenitori, capovolgerli e farli raffreddare coperti da un canovaccio.
Buon appetito!!





martedì 4 settembre 2012

C'è un gatto che ci aspetta


Siamo tornati, già da qualche giorno.

Archiviato nel file dei bei ricordi il viaggio in Alsazia e Svizzera, di cui avrò occasione di scrivere, siamo stati catapultati in questo anticipo di autunno.
La cosa che non dimenticherò del ritorno a casa è la notte insonne a causa dell'incontenibile gioia di Camillo, il gatto, dopo essere tornato a casa.

Camillo era stato lasciato in buone mani, da una gattara cat-sitter di cui mi fido ciecamente.
Pare però che abbia trascorso 10 giorni nascosto dietro a un televisore, dove l'abbiamo stanato a fatica, uscendo solo per mangiare il minimo vitale e per qualche carezza veloce. L'ho riportato a casa dimagrito e che perdeva manate di pelo, sentendomi non poco in colpa. E' sempre stato un gatto ipersensibile, ma gli scorsi anni si era adattato meglio. Lo lascerei a casa accudito da una cat sitter, ma lui odia stare da solo e lo manifesta facendo cacca e pipì in giro....
Appena è entrato in casa, ancora intontito dal sedativo che avevo dovuto dargli per il viaggio in auto, ha riconosciuto i suoi luoghi e ha iniziato a fare le fusa senza sosta, a leccare le mani, a salirci addosso.
Per tutta la notte ha continuato a salire sul letto e a piazzarsi vicino vicino a noi, camminandoci addosso con grande profusione di fusa rumorosissime, testatine e leccatine. Ad un mio maldestro tentativo di chiuderlo in cucina per dormire un po' ha reagito con dei lamenti così strazianti che mi sono subito affrettata a liberarlo, rassegnandomi di buon grado ad averlo fino al mattino in faccia, in testa, sulle gambe. Il Cowboy e io siamo stati spiazzati, ci sembrava di avere un cuccioletto indifeso traumatizzato per l'abbandono. Nei giorni seguenti la situazione è tornata man mano alla normalità, ma Camillo non dimentica di mostrarci il suo affetto in mille modi e di apprezzare il ritorno alla routine; la notte spesso mi sveglio con un colbacco vivente di pelliccia posato sulla testa...per non parlare dei miei abiti usati che appena può ruba per i suoi rituali del "fare la pasta".


Al di là della tenerezza e dell'istinto di protezione che mi suscita il caro vecchio Camillone, e oltre alla responsabilità morale del suo benessere che sento, ho pensato con rabbia alla superficialità di quelle persone che abbandonano gli animali "perchè tanto se la cavano con l'istinto", di quelli che dicono che "il gatto è opportunista, si affeziona alla casa e non alle persone", etc, etc.
Chi vive con degli animali sa quanto è ricca la loro sensibilità e quanti modi trovino per manifestarcela. Un po' di rispetto è la cosa cosa che, come tutti gli esseri viventi, meritano sempre.

E a chi abbandona gli animali, che gli potesse salire in testa un gatto inferocito con gli artigli affilati!!








domenica 19 agosto 2012

Si parte!


Finalmente è arrivata anche per noi l'ora delle vacanze.
Agosto in città non è stato male, a parte il caldo soffocante degli ultimi giorni. Devo dire che entrare nella dimensione vacanziera quando la maggior parte delle persone è sulla via del ritorno mi dà sempre un certo senso di sollievo, di leggerezza. Per due settimane ancora la parola "lavoro" per me non esiste!

La fattoria in cui dormiremo domani sera
Andiamo in Alsazia e Lorena, con un paio di tappe in Svizzera. Non è stato prenotato nulla a parte il pernottamento della prima sera, in una fattoria svizzera; per il resto ci affidiamo ad un po' di improvvisazione unita al nostro fiuto per i posti carini, che speriamo non ci abbandoni proprio stavolta. Soggiorneremo nelle chambre d'hotes, equivalente francese dei b&b, che lo scorso anno in Normandia ci hanno stupito per quanto sono curati e accoglienti.

Anche gatto Camillo è andato in vacanza; oggi lo abbiamo portato in collina in una casa piena di gatti gestita da una simpatica gattara che lo tratterà benissimo. Il mio istinto da mamma gatta mi fa soffrire già di nostalgia, la casa senza il mio amato micione ha un'aria vuota, e mentre scrivo mi sembra di sentirlo sgranocchiare le sue crocchette qui in cucina.

A presto!



venerdì 17 agosto 2012

Luoghi speciali

Se vi è capitato di fare pratiche di rilassamento, yoga o meditazione, probabilmente vi hanno detto di immaginare un luogo rilassante che vi trasmetta una sensazione di pace, e di pensare di essere lì.

Io l'ho sempre visualizzato ma finalmente l'ho trovato nella vita reale: un angolo di prato con due querce in una conca piena di verde, dove il giorno di Ferragosto con il Cowboy ci siamo fermati a fare un picnic. Stavamo così bene che siamo rimasti per qualche ora a leggere, rilassarci e chiacchierare, beneficiando dell'energia positiva che questo luogo così semplice emana.  E' diventato il mio angolino interiore di pace, con l'intenzione di tornarci spesso con il pensiero e presto anche fisicamente, per vedere come cambia con le stagioni.


Non vi dico dov'è perchè ne solo un po' gelosa ;-) e poi è possibile che non ci troviate nulla di speciale. Voi avete un vostro luogo del cuore?

lunedì 13 agosto 2012

Il Rifugio degli Asinelli e una giornata sulla Serra di Ivrea


La passione per gli animali è stata la prima  che ho manifestato fin da bambina, appena ho cominciato a esprimere le mie preferenze; per fortuna il Cowboy la condivide.
 Ieri siamo stati al Rifugio degli Asinelli a Sala Biellese, (http://www.ilrifugiodegliasinelli.org) una Onlus internazionale che dà ospitalità ad asinelli maltrattati o che rischierebbero di finire al macello perché malati o anziani, e promuove educazione, didattica con gli asinelli e l’onoterapia.
Un amico ha commentato che devono piacerci davvero tanto gli animali, per decidere di partire apposta da Torino per andare fino là (a vedere 4 asini, non lo ha detto ma lo ha pensato…). Sì, noi siamo così, partiamo apposta per andare a vedere un progetto carino dedicato agli asinelli!

La gita è stata anche l’occasione per passare una bella giornata estiva sulla Serra, la collina morenica che si trova tra Ivrea e Biella, fare un picnic nei prati, unire un pomeriggio alla scoperta di un borgo medievale, Magnano, e terminare la giornata con una “marenda sinoira”, usanza mangereccia tipica piemontese.

Appena arrivati al Rifugio degli Asinelli il colpo d’occhio è fantastico: grandi recinti pieni di asini grandi e piccoli, pezzati o tinta unita, bianchi, grigi, marroni, impegnati a pascolare, ragliare o a riposare.

La struttura oggi ne ospita 114, molti sono stati salvati da situazioni di grande incuria o maltrattamento sia in Italia che in Francia e Romania. Provo sempre grande tenerezza ed empatia per gli animali, quando guardo i loro occhi buoni sento la loro sensibilità, la loro paura e vorrei che tutti fossero, in quanto essere viventi, trattati con rispetto e dignità.
Billy, asinello fotogenico
Il Rifugio degli Asinelli lo fa, promuove cura e dignità per questi animali da lavoro così umili, pazienti, dimessi e intelligenti. Ad esempio ci hanno spiegato che sono capaci di costruire legami fortissimi sia con gli umani che tra loro, e se due asini vissuti insieme vengono separati, possono arrivare a lasciarsi morire e a rifiutare il cibo. E’ per questo che il rifugio ha aperto le porte anche a un cavallo, amico del cuore di un’asinella.
Nelle foto potete vedere Billy, asinello fotogenico, e Camillo, omonimo del mio gatto che è stato selezionato per fare l’onoterapia con bambini e disabili.


Souvenir fatto a mano
Se avete dei bambini, un pomeriggio al Rifugio è la gita ideale per farli felici. Il personale è molto disponibile a spiegare e a guidarvi, gli animali lustrati a lucido e il paesaggio intorno è molto gradevole, verde e rilassante.  Se siete adulti un po’ fanciullini come noi, con la scusa di fare una gita sulla Serra di Ivrea potete fermarvi a conoscere gli asinelli, fare loro qualche grattino sulla testa come piace tanto a loro, e poi proseguire alla scoperta della collina morenica, un’area verde che alterna boschi e prati, un altopiano pieno di sentieri ben segnalati. 

Il ricetto di Magnano
Noi abbiamo optato per un pomeriggio più "culturale" e siamo andati a Magnano, un paese a pochi chilometri di distanza, sempre sulla Serra, famoso per il ricetto medievale molto ben conservato.

Ieri pomeriggio si teneva una festa medievale molto suggestiva, (non di quelle un po’ farlocche che si vedono a volte in giro), con tanto di giullari, cantori celtici, falconieri, tornei con armi d’epoca. 
La cornice giusta per questo borgo fortificato che si trova su un’altura in cima al paese. 

Proseguendo oltre Magnano si raggiunge una prateria ampia e pianeggiante dove si trova la comunità monastica di Bose di Enzo Bianchi (devo dire che ha scelto un luogo che come pochi altri invita alla pace e alla meditazione) ,e poco oltre, in una radura alberata, la chiesa romanica di San Secondo, purtroppo chiusa. Una delle uniche occasioni per vederla aperta è la rassegna di musica antica che si tiene ogni estate di sera, per gli estimatori di clavicembalo, clavicordo, ecc. (http://www.musicaanticamagnano.com).

La chiesa di San Secondo a Magnano

La giornata è finita con un’ottima marenda sinoira ad Andrate, il paese sul punto più altro della Serra, da cui si gode un panorama su mezzo Piemonte. "La Cucina di Luisa" è una bella trattoria casalinga dove si può provare, dalle 17 alle 19, la marenda sinoira, usanza piemontese di una merenda abbondante che è quasi cena, con taglieri, formaggi e antipasti tipici della tradizione contadina. www.lacucinadiluisa.it.
Questa è l'insegna, a mio parere molto carina: