lunedì 22 ottobre 2012

2012, l'anno del "fare"

Eccomi tornata! Due settimane di silenzio, povero il mio blog!
La bronchite prima e la necessità di rimettermi in pari con il lavoro poi, insieme alle energie da bradipo malato che gli antibiotici mi hanno lasciato in eredità, mi hanno tenuta lontana.




Nelle lunghe giornate chiusa in casa ho riscoperto un piacere che avevo lasciato un po' nel dimenticatoio: lavorare a maglia. Ho imparato, maluccio, da bambina, guardando con ammirazione la mia nonna materna e facendomi insegnare le basi. Quante ore passate a fare strisce a diritto piene di buchi e maglie perse...
A 16 anni ho fatto un bel maglione, poi ho abbandonato per aprire una breve parentesi dedicata al punto croce, per poi riprendere in modo scostante negli ultimi 5 anni, quando ho iniziato a partecipare a numerosi knit cafè, dove ho conosciuto delle knitters bravissime e creative e ho stretto delle belle amicizie.
Però ero sempre dubbiosa delle mie capacità, mi scoraggiavo alla prima difficoltà; era come se avessi un blocco nel fare, diffidassi delle mie capacità pratiche, che a dire il vero sono sempre state un po' scarse.


Da bambina in famiglia mi chiamavano "maldestra" e ho sempre pensato che non sarei mai stata capace di fare bene qualcosa di manuale. A casa mi hanno sempre detto "per fortuna che sei brava a scuola, che sai scrivere, altrimenti povera te...".
Non voglio fare vittimismo perchè i traumi infantili sono ben altri, però questa cosa ha condizionato la mia percezione di me.

Fino al 2012: quest'anno è successo qualcosa, una molla che mi sta spingendo a cimentarmi in nuove discipline manuali con desiderio di imparare e di riuscire, e che mi dà quiete e soddisfazione!
Sicuramente questo processo è cresciuto insieme all'inizio del mio cammino verso la decrescita, verso uno stile di vita più legato ai ritmi naturali. Di pari passo sono tramontate le mie ambizioni di realizzazione attraverso il lavoro: posso dire che continuo a lavorare nella comunicazione perchè al momento non so fare altro e posso mettere a frutto l'esperienza che 10 anni di pratica mi hanno dato.

Ho iniziato interessandomi al camminare lento, ai Gruppi di acquisto Solidale, all'alimentazione a chilometri zero. Da qui il desiderio di avvicinarmi all'autoproduzione di qualcosa: la passione per le marmellate, che a quanto pare piacciono a chi le assaggia e mi hanno gratificato, e ora indumenti e accessori lavorati a maglia. Mi sono messa d'impegno per non limitarmi a fare le solite sciarpe basiche, e sto scoprendo che anche una maldestra come me sa mettere cura e delicatezza se si appassiona a qualcosa, e può avere dei risultati incoraggianti. Il confronto con le amiche knitters torinesi e con quelle virtuali sui blog e su www.ravelry.com (il social network dedicato a maglia uncinetto, un'invenzione favolosa!!!) mi suggerisce tante idee creative, ed è fondamentale. Credo che coltivare la propria creatività è un'attività che non dovremmo mai trascurare per il nostro benessere.

Un paio di mesi fa ragionavo sul mio futuro e ho deciso di lasciare il mio lavoro del mattino, quello che non sopporto più per via del capo con un solo neurone. Ho pensato che in caso di bisogno ognuno dovrebbe saper fare qualcosa di pratico, tipo aiutare in un bar, fare l'aiutante di livello zero in cucina, far crescere una piantina di basilico, preparare un ragù o minestrone non pre-surgelato, accudire una gallina. Cose che avevo forti dubbi di saper fare... e attività che la mia generazione, cresciuta nell'illusione che studiare avrebbe cambiato la nostra vita e ci avrebbe realizzate, spesso non sa più fare. Per esempio, ho un'amica che mangia le minestre liofilizzate delle buste Knorr...a tutto c'è un limite!


Così ho deciso di iscrivermi ad un corso di cucina, che insegna le basi e permette di aiutare in una cucina professionale. Non che io pensi di diventare uno chef, ma ho voglia di imparare, di misurarmi in qualcosa di nuovo, di non sentirmi più impedita in ciò che è manuale. E poi chissà, il mio futuro potrebbe essere in un lavoro completamente diverso da ciò che faccio ora; credo nei cambiamenti radicali.

La mia famiglia mi osserva incredula: madre e zia che nel Sessantotto hanno buttato all'aria tutta la tradizione e hanno deriso mia nonna che lavorava a maglia e faceva la conserva, scoprono che io, la generazione che ai loro occhi avrebbe portato a compimento l'emancipazione femminile, in realtà si realizza come donna di casa.

Avere la fortuna di scegliere è un valore inestimabile che non dovremmo sottovalutare; abbiamo la possibilità di non sentire la  vita come una costrizione.





5 commenti:

  1. mi fai venire in mente "Mona Lisa Smile", una delle battutte che mi è rimasta più impressa è quando una delle studentesse ovvero Joan Brandwyn (Julia Stiles) rinuncia a frequentare l'Università per sposarsi, e l'insegnante (Julia Roberts) cerca di convincerla che è uno spreco. Lei tranquilla risponde una cosa del tipo :
    fare la casalinga non mi renderà meno intelligente, io ho SCELTO che questa sarà la mia felicità.

    Ecco, e io sono perfettamente d'accordo.

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  2. Che bella frase! e quanto è vera! avevo visto il film ma non la ricordavo. Grazie Cara!

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  3. La bellezza di queste attività é anche nel vedere concretamente il frutto del proprio lavoro, cosa di cui io, ad esempio, mi sono dimenticato... :(
    Però potrei sempre provare con il taglialegna !

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    1. Ti vedrei bene ad intagliare marmotte nel legno! ;-)
      e poi le vendi ai mercatini

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  4. Marmotte in stile Punxsutawney Phil nel film 'Ricomncio da capo' :)

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